Gli psicologi da molti anni ci inducono a riflettere su quanto la scelta del partner dipenda dal legame affettivo che ogni singolo individuo ha vissuto durante l’infanzia.
Rapporti sereni, conflittuali, assenze, soggezioni, o addirittura violenze verbali, psicologiche e fisiche sono determinanti nella scelta futura di un partner. Molto spesso questo innesca uno schema inconscio di scelte di cui neanche ci rendiamo conto, ma che, troppo spesso purtroppo ci impedisce di vivere una vita affettiva felice, equilibrata e appagante; per il semplice e basilare fatto che, in realtà, in questi casi stiamo scegliendo una persona per colmare un vuoto affettivo o una ferita atavica della quale, a volte ignoriamo persino l‘esistenza, ma che agisce come un vero e proprio blocco, una zavorra dalla quale dobbiamo liberarci.
Sono molte le persone che si rivolgono a me lamentando le loro continue sconfitte in amore. Molto spesso se andiamo ad analizzare, c’è uno schema che in qualche modo si ripete, le situazioni infatti, sono solo apparentemente diverse, ma c’è sempre quella base che le accomuna nella scelta di una situazione amorosa… Sotto sotto, in realtà lui è un libertino: “Proprio come lo era mio padre, che troppo spesso ha tradito mia madre”, oppure: “Lui è sempre assente, come lo era mio padre”, o ancora: “Lei è anaffettiva… come lo era mia madre” e potrei andare avanti…
Una delle prime domande che faccio durante il colloquio è: parlami dei tuoi genitori, com’è o era il loro rapporto? E tu che rapporto avevi con tuo padre? E con tua madre? Da questo si riescono a comprendere molte dinamiche nascoste sulle quali bisognerà – se necessario – andare a lavorare, cambiando convinzioni errate, credenze limitanti e potenziando l’autostima. Un lavoro arduo, ma indispensabile se si vuole raggiungere la felicità, tutto il resto, quasi sempre viene da sé.
Quindi, la scelta del partner dipende in buona parte dalle esperienze che ogni singolo individuo ha vissuto durante l’infanzia. Marina durante un colloquio mi dice: “Le mie relazioni finiscono tutte allo stesso modo, la paura di essere abbandonata non mi fa vivere in maniera serena la relazione, alla fine divento sospettosa, gelosa sino all’esasperazione, comincio a farmi dei film mentali, durante la mia ultima relazione ero spesso nervosa, insicura, eccessivamente possessiva, e il risultato è che venivo lasciata”.
Un altro esempio è quello di Sara: “Quando sto bene con una persona mi sale un senso di paura… Paura che tutto questo finisca, paura di stare troppo male, e per questo, paradossalmente decido di interrompere il rapporto prima che diventi una cosa seria. Ho rinunciato anche a persone a cui tenevo molto per questa mia paura”.
Luca:“Katia aveva una personalità differente dalle altre ragazze che ho conosciuto. Possedeva sicurezza e fascino, era ed è molto determinata, forse troppo. Era molto diversa da mia madre, mi piaceva per questo”.
La relazione tra madre/padre-bambino/a è molto importante nella strutturazione di un rapporto di coppia. Ogni storia è unica ed ognuna racconta in che modo la relazione affettiva sia stata soddisfacente o fallimentare. Tendenzialmente si è portati a ricercare inconsciamente qualcuno che richiami alla memoria lo stesso legame affettivo (o un legame affettivo ideale), lo stile di attaccamento e il carattere del genitore del sesso opposto.
Durante la fase dell’innamoramento, la scelta è guidata dalla speranza di poter incontrare la persona ideale, cioè, quella che abbia le caratteristiche del nostro primo oggetto d’amore, ovvero il genitore del sesso opposto. Queste scelte diventano il motivo conduttore di un’esperienza bella e gratificante o frustrante e conflittuale in campo sentimentale.
Nella mente inconscia, una richiesta che i partner fanno tra loro ha necessità di soddisfare delle scelte specifiche: la ricerca di un compagno che sia complementare al genitore, cioè che soddisfi un vissuto affettivo gratificante, o completamente differente e in contrasto, con la figura di accudimento rifiutata.
Il legame che si costituirà sarà di tipo affettivo dipendente, soprattutto se i singoli membri della coppia non hanno risolto le proprie problematiche edipiche. La relazione diviene quindi un modo per risolvere qualcosa che non si è voluto ancora affrontare.
Una relazione può essere perciò, la manifestazione di rapporti genitoriali conflittuali che possono diventare il contenitore di bisogni repressi e di problematiche mantenute all’interno della coppia stessa.
La relazione non equilibrata che si genera in questi casi diventa la terapia di vissuti dolorosi, dove il compagno ha la funzione d’integrare quelle parti mancanti.
Riappropriarsi di certe parti di sé permette di recuperare una propria autonomia affettiva, libera da condizionamenti familiari. Una relazione gratificante pone valore all’individuo in quanto tale, conferisce sicurezza in termini di autostima e di accettazione di sé, permette anche una più concreta realizzazione personale in contesti relazionali di ogni tipo, sentimentali, lavorativi ecc.
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