
Perché ci innamoriamo?
Per far sì che una coppia funzioni non basta saper abbinare bene due persone. Esiste un fattore intangibile e misterioso che governa su tutto: la cosiddetta chimica. La chimica è quella sensazione di straordinario benessere che proviamo quando siamo insieme ad una persona che ci attrae.
È quella strana e inspiegabile sensazione di conoscerla da sempre, anche se l’abbiamo appena incontrata. È la necessità di stabilire un contatto fisico, di toccarla, di abbracciarla. Sentiamo il suo odore naturale e ne siamo attratti; ci sembra di riconoscerlo come se ci “appartenesse”, in un meccanismo fatto di istinti naturali. La chimica è un fenomeno di forte attrazione fisica e mentale generata da diversi fattori fisiologici che non siamo capaci di controllare.
Quando c’è una buona chimica, una persona ci rende felice per il solo fatto di essere lì con noi. Va ben oltre l’aspetto fisico o il carattere, è qualcosa che ci attrae come una calamita. È basata sul senso di familiarità, sull’attrazione reciproca e la scintilla. Non può essere prodotta, non possiamo “far sì che” la chimica avvenga; tuttavia, può nascere, e spesso si sviluppa tra due persone nel corso del tempo. L’odore dell’altro, il suono della sua voce, il modo di muoversi o il suo sguardo, ci forniscono sensazioni di intimità e coinvolgimento.
Secondo l’antropologa Helen Fisher, le sensazioni che questo fenomeno suscita nel nostro cervello, generano gli stessi comportamenti di quando si è sotto effetto di una droga. In un certo senso, è come se si diventasse dipendenti dall’altra persona. Si sente il bisogno di passarci insieme 24 ore del giorno. In amore, si soffre moltissimo se si viene privati dell’oggetto del nostro desiderio, esattamente come nella droga. Tutto ciò accade perché i centri celebrali coinvolti nell’innamoramento, sono esattamente gli stessi che vengono coinvolti quando si assumono droghe.
La chimica è basata su fattori biologici che, anche solo attraverso il contatto della pelle, sono capaci di far sentire una sensazione di benessere e senso di appartenenza. I segnali biochimici sono infatti molecole che il nostro corpo percepisce ma di cui non siamo consapevoli. Ci si infatua di una persona quando i neuroni del sistema limbico vengono saturati o resi sensibili dalla dopamina. Le endorfine calmano la mente e riducono l’ansia. Si tende ad avvertire sicurezza e stabilità. Inoltre, l’ossitocina, ci spinge al contatto fisico e agli abbracci. Anche Platone riteneva l’innamoramento un processo autonomo, definiva l’impulso sessuale “totalmente irrazionale, un’anima che non accetta nessuna disciplina.”
Una volta che sappiamo con certezza di essere corrisposti (perché molte volte possiamo non esserlo anche se sentiamo un impulso irrefrenabile verso l’altra persona) entra in scena la voglia di conoscersi e passare parecchio tempo insieme.
Quando siamo innamorati l’altra persona vive nei nostri centri emotivi. Quando la perdiamo i nostri centri cerebrali si scatenano cercando ovunque questa persona in maniera ossessiva, come una sorta di astinenza, perché siamo abituati a vederla, a sentirla e ad abbracciarla; faremo fatica a dormire e a mangiare. C’è anche una carenza di endorfine, che regolano la sensazione di dolore, e che potrebbe essere la causa del male fisico che sentiamo.
Col passare del tempo questa sensazione di euforia si attenua. Il passaggio dall’innamoramento all’amore richiede la capacità di rivalutare il rapporto in uno spazio più reale, accettando le differenze reciproche. La coppia, condividendo le varie esperienze, svilupperà complicità, unione e senso di appartenenza.
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